Lady Tarin

Guiltless

Lo sguardo. Ecco il denominatore comune delle fotografie scattate da Lady Tarin. Uno sguardo che ti viene a cercare, che ti da piccoli colpetti sulla spalla per farti voltare se solo provi a guardare da un'altra parte. "Hey" ti sussurra mentre ti scava dentro gli occhi, assolutamente a proprio agio. 
Sguardo e pelle. Entrambi liberi come le donne immortalate in "Guiltless". 
Guiltless è innocente. Innocente è senza colpa. Quale sarebbe la colpa? Forse vivere liberamente il corpo, sentirlo casa, un luogo intimo che conosciamo. La colpa di usarlo senza lasciare che venga usato. Decido io, non gli stereotipi, non la società, non tu che mi guardi.

I soggetti di "Guiltless" sono donne, non modelle, e sono nude, ma non dei vestiti. Come matrioske sgusciate, si sono tolte di dosso quelle impalcature sociali che le vogliono attraenti per l'uomo. Sono divertite, le donne ritratte, a loro agio di fronte a un occhio meccanico che scompare diventando partecipe della loro libertà, un complice che si fonde con l'occhio umano che gli sta dietro. Quella di Lady Tarin è una ricerca lunga, che nasce più di dieci anni fa e crea strade che attraversano l'intimità e l'erotismo, la consapevolezza e la libertà. 
«L’erotismo è forza vitale, è appartenenza. Una donna che emana erotismo è una donna che si appartiene». Idee precise di un erotismo elegante e libero, selvaggio seppur discreto: consapevole. 

Lasci che le donne che ritrai si spoglino, ma non parliamo di vestiti. Cosa chiedi di togliere per prima cosa?
Per prima cosa chiedo alle donne che fotografo di dimenticare le pose, gli atteggiamenti che hanno appreso dalle riviste, dalla televisione, dal web. Devono spogliarsi dalle costruzioni sociali e riappropriarsi di atteggiamenti naturali, personali.

Pellicola come pelle. Lady Tarin usa l'analogico per i suoi progetti di nudo e non usa il ritocco. 
Nella tecnica analogica il momento più importante è la ripresa, tutto avviene sul set e, una volta finito lo shooting, resta solo da sviluppare la pellicola. Il digitale, per la sua natura virtuale, tende ad allontanarsi dalla realtà e rende necessario il lavoro di ritocco che è un passaggio obbligatorio e sposta l'attenzione su quello che avverrà dopo il servizio fotografico. Così si tende a ragionare a posteriori, come se si dovesse recuperare o aggiustare qualcosa in un secondo momento. Inoltre penso che la texture della pellicola sia più simile alla pelle, è una tecnica dotata di un supporto fisico ed è materia, proprio come la pelle. 

Ritoccare in un secondo momento, aggiustare qualcosa. Cosa c'è da aggiustare?
L'unica cosa che dobbiamo aggiustare è il senso di colpa che attraversa troppo spesso la vita della donna.

Una guida esperta è Lady Tarin, che con "Guiltless" ci invita a far tornare in superficie quella donna-sfondo che è erotica e sensuale ma nei propri confronti, a farla emergere pulita da trucchi, da tristi clichè, che è bella perché libera e centrata. E poi ci chiede di metterci di fronte a lei, di fronte a tutte loro che ci guardano e si guardano. Ci chiede di guardarle e di guardarci, senza giudicare e senza attribuire colpe, perché, come mi dice lei: «l'arte non ha colpe».

Gloria Perosin