Cesare Cicardini

The New Burlesque

Sedurre dal latino se- ducere, portare a sé, condurre fuori dalla retta via. Da quale retta via ci porti fuori? 
«Fuori dall’ordinario, sempre!» mi risponde sicuro e con una mezza risata Cesare Cicardini, fotografo e regista che da più di vent'anni mescola e racconta storie attraverso le immagini. 
Sono storie preziose, le sue, perché fatte di esseri umani, e così mi sembra anche lui mentre risponde alle mie domande in un caldo mercoledì di fine agosto.
«Qui a Milano sta piovendo» mi dice mentre io guardo il cielo color blu fiordaliso di Rimini.
Cesare Cicardini sarà ospite al SI FEST con “The New Burlesque”, una mostra che è diventata libro e che ha radici che scendono fino al 2009, anno in cui tutto è iniziato. 

Cesare com'è nato “The New Burlesque”?
“The New Burlesque” nasce innanzitutto da una scoperta. Un po' di anni fa, incuriosito dalla passione di alcuni amici rockabilly, fui ospite per la prima volta ospite a uno spettacolo di burlesque in un locale di Milano. Quello che incontrai quella sera fu un mondo divertente, spontaneo, autentico, adrenalinico, qualcosa difficile da trovare oggi e di cui non mi aspettavo. Quella stessa sera, dopo lo spettacolo, chiesi di poter fare un lavoro fotografico con le ballerine, ma la prima risposta fu negativa. Non contento il giorno seguente andai a spiegare meglio la mia idea e ne uscii con questo progetto”.

Ciglia morbide, labbra colorate, pelle chiara. Sorrisi che sanno, sguardi divertiti, e poi curve gentili accarezzate da costumi che son capolavori. Immagini che ritraggono delle ballerine, sì, ma ancor prima delle artiste divertite, impavide, misteriose e seducenti, abituate a giocare con gli sguardi del pubblico e che in questo caso lo fanno con quello di Cesare, che con occhio meccanico le scruta e le immortala pochi istanti prima della performance, fermando l'istante in cui artificio e verità combaciano perfettamente. 

«Se avessi ritratto le artiste in studio non sarebbe mai emersa quella spontaneità, quell'umanità che sono riuscito a cogliere dietro il palcoscenico. È questo ciò che ricerco nella persona che ritraggo» mi spiega Cesare quando gli chiedo quanto di umano ci sia all'interno di “The New Burlesque”. Molti dei lavori fotografici di Cesare Cicardini sono ritratti che portano a galla la persona, l'essere umano che sta dietro al personaggio. É questo lo sfondo che diventa protagonista e che ci chiede di guardare. Sguardi seducenti, sguardi attenti.

«Dopo la realizzazione dei tuoi scatti, cosa ti rimane attaccato agli occhi?» gli chiedo curiosa e sedotta dal suo lavoro di psicologo fotografico, come lo definisce divertito lui.
«Tutto ciò che ha fatto da contorno alla foto, che poi è la vita. Vita che può essere di quindici minuti, di un'ora, di una giornata. Le emozioni e il tempo che ho condiviso con le persone ritratte. Tutto parte dall'uomo. Tutto finisce con l'uomo. E questa è anche la base della mia ricerca fotografica. La figura umana non ha confini, è fatta di ombre, profili, sfumature. E' doppia. Esiste, c'è. Se non c'è ha lasciato il segno».  

Mentre ascolto le parole che sceglie con cura per rispondere alle mie domande, mi viene in mente il suo primo lavoro esposto al Museo della Permanente. Era il 1997 e ritraeva delle persone nella stanza che, all'interno della propria casa, le rappresentava maggiormente. Quando gli chiedo quale sia “la sua stanza” lui mi risponde «La camera chiara, come direbbe Roland Barthes».

Ringrazio Cesare per la sua umanità e lo saluto convinta che gli occhi che avremo davanti a “The New Burlesque” avranno anche il suo sguardo.  Di Gloria Perosin