SI Fest 2025

Geografie Visive

La fotografia che racconta le fratture del presente - dai conflitti alle crisi ambientali – attraverso lo sguardo di grandi autori internazionali

Manila Camarini, Francesca Fabiani, Jana Liskova e Mario Beltrambini firmano la direzione artistica della 34ª edizione.

Dal 12 al 28 settembre 2025
(Weekend 12–14 settembre / 20–21 / 27–28 settembre)
Savignano sul Rubicone (FC)

Torna a Savignano sul Rubicone, per tre weekend consecutivi, uno degli appuntamenti più longevi e significativi nel panorama della fotografia italiana: SI FEST, giunto quest’anno alla sua 34ª edizione. Il Festival, in programma dal 12 al 28 settembre 2025, è un progetto dell’associazione Savignano Immagini, promosso dal Comune di Savignano sul Rubicone, con la direzione artistica affidata a un comitato scientifico composto da Manila Camarini, Francesca Fabiani, Jana Liskova e Mario Beltrambini.

GEOGRAFIE VISIVE – Il tema 2025

In un’epoca segnata da fratture ambientali, tensioni geopolitiche, migrazioni forzate e identità in trasformazione, Geografie Visive nasce come invito a ripensare il modo in cui abitiamo il mondo non solo nello spazio fisico, ma anche nei luoghi della memoria, della percezione, dell’immaginazione.
Il tema scelto per il 2025 si propone di mappare i territori visibili e invisibili dell’esperienza contemporanea, attraverso linguaggi fotografici che esplorano il paesaggio naturale, urbano e interiore. La fotografia diventa così uno strumento per decifrare ciò che muta, per riconoscere ciò che persiste, per dare forma a ciò che ancora non ha un nome.

Attraverso Geografie Visive, SI FEST continua il suo lavoro di indagine culturale sul presente, raccogliendo e intrecciando sguardi provenienti da luoghi, storie e sensibilità diverse, in un momento storico che richiede ascolto, complessità e immaginazione.

“Viviamo un tempo in cui i confini si spostano, si sfaldano, si ridefiniscono. I confini tra uomo e ambiente, tra vero e artificiale, tra intimo e collettivo. Abbiamo scelto Geografie Visive perché sentiamo l’urgenza di costruire nuove mappe – non per orientarsi, ma per comprendere. Ogni fotografia di questa edizione è una traccia: un frammento di paesaggio, una memoria incisa, una soglia che ci aiuta a leggere il presente e a immaginare il futuro.” — Comitato artistico del SI FEST

“Il SI FEST è uno dei momenti di punta della nostra Dolce estate. Arriviamo all’edizione 2025 con una nuova direzione artistica che però si radica in un tessuto di competenze nate e poi formate sul territorio. Questo non è un dettaglio, la fotografia è uno dei nostri linguaggi, oggi è il linguaggio di un’epoca; eppure, a Savignano siamo stati precursori. Ringrazio chi è stato capace di iniziare questo percorso e portarlo fino ad oggi, noi abbiamo il compito e l’orgoglio di sostenerlo.” - Sindaco di Savignano sul Rubicone Nicola Dellapasqua e l’Assessora alla Cultura Roberta Armuzzi.

Programma

Alcuni nomi già confermati ci parlano della direzione intrapresa: Hashem Shakeri, autore iraniano tra i più lucidi interpreti delle fratture contemporanee, porta un lavoro potente sull’Afghanistan dopo il ritorno dei Talebani. Le sue immagini raccontano un mondo precipitato nel buio: donne private del diritto all’istruzione, minoranze perseguitate, esistenze invisibili. Ma nella scelta poetica della composizione e nell’empatia dello sguardo, Shakeri ci restituisce la dignità della resistenza. Ogni immagine è una soglia sospesa tra silenzio e grido, testimonianza e speranza. Una narrazione tanto dura quanto necessaria, che rifiuta il sensazionalismo e cerca invece la complessità. A cura di Manila Camarini.

A raccogliere la sfida dell’attualità è anche Skagit Valley di Michael Christopher Brown, autore già noto per il suo lavoro realizzato con lo smartphone durante la rivoluzione libica. Il progetto riflette sul futuro dell’agricoltura e della vita rurale nella Skagit Valley, stato di Washington, attraverso immagini generate interamente da intelligenza artificiale. In un paesaggio post-apocalittico, distorto e visionario, l’AI diventa strumento per indagare ciò che resta – o potrebbe restare – della relazione tra uomo e natura. Un lavoro che spinge la fotografia documentaria oltre i suoi confini tradizionali, interrogando il ruolo dell’immagine nell’evocare scenari possibili e nel rappresentare un reale ancora inesistente. A cura di Manila Camarini.

Dalla finzione visionaria al rigore assoluto della testimonianza: Where the World is Melting del fotografo islandese Ragnar Axelsson – da oltre quarant’anni testimone delle comunità artiche – ci conduce nei ghiacci dell’Artico, tra Groenlandia, Siberia e Islanda. Le sue immagini in bianco e nero non sono semplici reportage, ma elegie visive su un mondo che si sta sciogliendo: quello delle comunità artiche, dei loro animali, delle loro tradizioni, dei loro paesaggi. In ogni fotografia si percepisce l’urgenza di uno sguardo che resiste al tempo, e che chiede di essere ascoltato prima che sia troppo tardi.

Se in Axelsson la resistenza è geoclimatica, in Spandita Malik diventa invece gesto politico e corporeo. L’artista indiana, basata a New York, intreccia fotografia e artigianato in una pratica corale e femminista che restituisce voce a donne sopravvissute alla violenza domestica. In Jāḷī—Meshes of Resistance Malik stampa i loro ritratti su khadi, tessuto legato alla resistenza gandhiana, e le invita a ricamarli. Ogni opera è unica, costruita a quattro mani, in un dialogo profondo tra soggetto e fotografa. È così che l’immagine si trasforma in spazio di autodeterminazione: la donna non è più oggetto del racconto, ma autrice della propria rappresentazione. Una delle mostre più intime e radicali dell’intero Festival.

Dalla resistenza politica e corporea di Malik si passa allo sguardo che custodisce e preserva il fragile nell’opera di Evgenia Arbugaeva. L’artista russa racconta la Siberia artica con uno stile sospeso tra il reportage e la fiaba. I suoi scatti – colorati, onirici, pervasi di silenzio – trasportano lo spettatore in un altrove incantato, dove la realtà sembra sciogliersi nella luce. In un tempo accelerato e caotico, Arbugaeva ci invita a rallentare, ad ascoltare i ritmi lenti della natura, a riconoscere la bellezza fragile dell’invisibile. È forse questa una delle geografie più sottili e preziose: quella che sfugge, quella che resta negli occhi quando la luce si spegne. A cura di Manila Camarini.

Un invito al silenzio e all’ascolto che ritroviamo anche in Doppia Uso Singola, il progetto di Lorenzo Urciullo – in arte Colapesce – a cura di Patricia Armocida, che porta per la prima volta in un festival di fotografia il suo universo visivo. Cantautore tra i più originali e apprezzati della scena musicale italiana, autore di graphic novel, spettacoli teatrali e colonne sonore, Colapesce firma con Doppia Uso Singola un lavoro fotografico intimo e stratificato, nato da oltre dieci anni di scatti raccolti durante viaggi, tournée, ritorni a casa. Camere d’albergo vuote, oggetti dimenticati, interni familiari: in queste immagini si riflettono la solitudine, il transito, la costruzione dell’identità in un tempo incerto e nomade. Nessuna figura è presente, eppure ogni spazio è carico di tracce umane, di tensione affettiva, di storie invisibili. Tra malinconia e pudore, queste immagini raccontano la solitudine come condizione esistenziale, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, la vita in transito di chi è sempre altrove.

Accanto ai progetti già citati, il percorso espositivo comprende una selezione di mostre che approfondiscono temi chiave del presente. La tedesca Barbara Diener esplora il desiderio di appartenenza e la spiritualità nelle comunità rurali tra Europa e Stati Uniti. L’iraniano Khashayar Javanmardi documenta l’agonia ecologica del Mar Caspio, lago senza sbocco minacciato dall’inazione politica. L’italiana Roselena Ramistella, attraverso un viaggio a dorso di mulo nei sentieri montani della Sicilia, restituisce un ritratto autentico della vita rurale contemporanea. Il franco-palestinese Taysir Batniji indaga il senso di perdita e l’esilio attraverso le chiavi di casa di chi ha dovuto abbandonare Gaza. La mostra collettiva “Oltre la soglia”, in occasione degli 80 anni della cooperativa Cocif, intreccia archivi e immagini contemporanee in un progetto inedito firmato da Mario Cresci.

Completano il programma i lavori premiati di Federico Estol (Uruguay), Aleks Ucaj (Albania/Italia) e Fabio Domenicali (Italia), il racconto corale dell’alluvione in Romagna, i laboratori con le scuole, e due importanti omaggi a Marco Pesaresi: uno dedicato al legame con la città di Bellaria Igea Marina, mentre l’altro – che si svolgerà a Rimini – è ispirato al libro Rimini di Pier Vittorio Tondelli ed è concepito come un dialogo tra il suo testo e le fotografie di Marco.

Intorno a questo nucleo curatoriale si sviluppa un programma articolato che coinvolgerà l’intera città di Savignano sul Rubicone con incontri, letture portfolio, premi, visite guidate, attività formative e progetti partecipativi.

Una proposta ampia e coerente, capace di tenere insieme ricerca visiva, riflessione culturale e coinvolgimento del pubblico, in un’edizione del festival tra le più attente alle trasformazioni sociali, ambientali e identitarie in atto, alle urgenze del presente e alla necessità di nuove mappe per orientarsi nel mondo che cambia.

Un festival che ha fatto scuola

Da oltre trent’anni, SI FEST è un punto di riferimento per la fotografia come strumento di esplorazione critica del reale, costruendo un’identità autonoma, rigorosa e radicata nella cultura visiva come forma di lettura del mondo contemporaneo. Era il lontano 1992 quando, sotto la guida di Lanfranco Colombo, esordiva nella piazza di Savignano sul Rubicone, piccolo centro della Romagna, una piazza destinata a ospitare un ineguagliabile numero di fotografi e amanti della fotografia, la sua popolazione la più fotografata, passata sotto lo sguardo curioso e l’obiettivo di autori di fama nazionale e internazionale. Da allora il Festival ha saputo trasformarsi in un punto di riferimento internazionale per la fotografia contemporanea, mantenendo però uno stretto legame con il territorio e la sua comunità culturale e sociale.

La sua forza sta proprio nell’unione tra radicamento e apertura: da un lato la vitalità della piazza e delle letture portfolio – occasione di dialogo diretto tra autori e professionisti del settore, tra le più apprezzate e partecipate del panorama nazionale – dall’altro l’approdo costante di fotografi di primo piano da tutto il mondo – dall’Islanda all’India, dall’Afghanistan alla Russia – che hanno riconosciuto nel festival un luogo autentico di confronto e sperimentazione, accettando con entusiasmo l’invito a esporre a Savignano.

SI FEST ha sempre privilegiato la fotografia nella sua valenza documentaria, narrativa e sociale, costruendo ogni anno un impianto curatoriale centrato su un tema concettuale forte. Trasformazioni ambientali, identità e migrazione, memoria collettiva, resistenze femminili e comunitarie sono solo alcune delle traiettorie affrontate nelle edizioni passate.

Anche l’edizione 2025 si muove nel solco di questa tradizione, accogliendo progetti che incarnano una riflessione profonda sul mondo che abitiamo – e su come lo abitiamo con lo sguardo.

ORARI MOSTRE
12 settembre ore 18/24
13 settembre ore 9/24
14 settembre ore 9/20
20-21 settembre, 27-28 settembre ore 10-20

INGRESSO MOSTRE
12 € / 5 € residenti di Savignano / gratuito under 14

BIGLIETTERIA
Piazza Borghesi
Per ulteriori informazioni: www.sifest.it

UFFICIO STAMPA
6Glab - il laboratorio di idee di SEIGRADI
Email: 6Glab@seigradi.com / barbara.lamalfa@seigradi.com

UFFICIO STAMPA TERRITORIALE
Mariaelena Forti
e-mail: ufficiostampa@comune.savignano-sul-rubicone.fc.it, @347 8868104