Fotografi in residenza

Nell'ambito del progetto sono state realizzate nel 2019 residenze artistiche durante il CPF e il SIFEST 2019; i lavori verranno esposti e diffusi in occasione del SI FEST 2020, in una mostra dedicata


Katerina Buil
Radiz : Azdora

Fotografa incaricata da AD HOC Gestion Cultural, Zaragoza - residenza a Savignano sul Rubicone, settembre 2019

Radiz : Azdora è il titolo della residenza artistica che la fotografa spagnola Katerina Buil ha svolto a Savignano sul Rubicone. "Radiz" in aragonese significa radice e "Azdora", è una parola speciale in Romagna che definisce bene le protagoniste del progetto fotografico, le "reggitrici" dell’economia domestica nelle case di campagna. Protagoniste dello shooting di Katerina Buil sono le donne che abitano nelle zone agricole del territorio di Savignano sul Rubicone, donne che passati i settant’anni continuano a occuparsi della casa e dei famigliari, del lavoro domestico, della preparazione del cibo, la cura dell’orto, l’allevamento degli animali, affiancano il marito e i figli nei lavori in agricoltura. Attività che proseguono da decenni e che forse sono destinate e scomparire con l’evolversi della figura della donna sempre più legata a nuove forme di lavoro e ruoli sociali.

Katerina Buil cresce in una famiglia di fotografi, vivendo il processo del cambiamento dall’analogico al digitale, che ha completamente trasformato il mondo della fotografia. Con studi nel campo dell’immagine, si occupa professionalmente di fotografia dal 2008. La sua principale ispirazione è la natura. È interessata soprattutto alla fotografia introspettiva e riflessiva che parla di persone, obiettivo che lei considera sempre più difficile da raggiungere a causa della moltitudine di immagini che percepiamo oggi. Dal 2016 unisce la sua attività di fotografia sociale a progetti più personali. Nel 2017 ha vinto il BECA VISIONADOS BFOTO, con un lavoro sul ruolo delle donne nel mondo rurale, con cui ha partecipato a diverse mostre a Barcellona, alla Biennale di Olot, ecc. Il suo ultimo progetto ruota intorno all'identità, 101 ritratti che mirano ad aiutarci a capire chi siamo. Questo lavoro è ancora in fase di sviluppo, fa parte di BFOTO 2019 e del progetto di Creative Europe IDE: ricostruzione delle identità.


Sanne De Wilde
rubICONe
Fotografa incaricata da NOOR Images - residenza a Savignano sul Rubicone, settembre 2019

Sanne De Wilde ha realizzato una serie di ritratti di personaggi "iconici", rappresentativi, conosciuti e riconosciuti come tali dalla comunità di Savignano sul Rubicone: il sindaco, il comandante della locale stazione di carabinieri, il parroco, il presidente dell’associazione “Italia – Senegal”, il medico condotto, la maestra, il giornalista, ecc. Sanne De Wilde ha utilizzato la tecnica della doppia esposizione in cui i personaggi sono ritratti insieme a "qualcosa" di significativo che rappresenta la loro identità e la connessione con la comunità locale. Il ritratto del sindaco Filippo Giovannini, simbolo della comunità di Savignano insieme all’acqua che scorre del fiume Rubicone, simbolo del paese.

Sanne De Wilde, fotografa belga, nata ad Anversa nel 1987. Nella sua fotografia esplora il ruolo che la genetica gioca nella vita delle persone e in che modo questa forma influisce nelle comunità. Ritrae persone che soffrono di una condizione che li rende vulnerabili agli occhi della società. Si è laureata con lode e con un Master in Belle Arti al KASK di Gand (BE) nel 2012. La sua serie fotografica 'The Dwarf Empire' è stata premiata con il Photo Academy Award 2012 e l'International Photography Award Emergentes DST nel 2013. La sua serie 'Snow White' è stata premiata con il 16° Prix National Photographie Ouverte e NuWork Award for Excellence Excellence. Nel 2014 e nel 2016 è stata insignita del Nikon Press Award come giovane fotografo più promettente. Il British Journal of Photography ha selezionato la De Wilde come uno dei "migliori talenti emergenti di tutto il mondo" nel 2014 e recentemente ha ricevuto il Firecracker Grant 2016, PHmuseum Women's Grant e de Zilveren Camera per "The Island of the Colorblind" e ha vinto nel 2019 un World Press Photo per il suo progetto di collaborazione con NOOR Photographer Benedicte Kurzen per "Land of Ibeji". È stata pubblicata a livello internazionale (Guardian, New Yorker, Le Monde, CNN, Vogue) ed esposta in numerose mostre (Voies OFF, Tribeca Film Festival , Circulation, Lagos Photo, Lodz Fotofestiwal, IDFA, STAM e EYE). Dal 2013, De Wilde lavora con il quotidiano e la rivista olandese De Volkskrant, ad Amsterdam, Paesi Bassi, e si è unita a NOOR nel 2017.


Marine Gastineau
Identity in Between

Fotografa incaricata da Copenhagen Photo Festival - residenza a Savignano sul Rubicone, settembre 2019

Marine Gastoneau nel corso della sua residenza a Savignano sul Rubicone ha riflettuto sulla vita dell’immigrazione senegalese in città, una delle comunità più numerose e che si sono insediate da più tempo, le famiglie fotografate vivono in Italia da più di dieci anni, i figli vanno a scuola e vivono la loro vita tra la cultura italiana e senegalese.
È da rimarcare come pur vivendo accanto, sono molto pochi i reali scambi tra la loro comunità e la gente di Savignano. Come ci si sente a vivere nel mezzo?
I ritratti, incerti, frammentati, non nitidi, sono un modo per raccontare questa dinamica, si concentrano su una metafora visiva che gioca attorno al simbolo della luce e delle ombre. Nella tradizione simbolica l'ombra è il doppio misterioso delle persone, qui a simboleggiare gli strati inconsci della loro personalità che sono rinchiusi tra il Senegal e l'Italia.

Marine Gastineau (1983) è una fotografa francese che opera a Copenaghen. La sua fotografia si concentra sulla narrazione e sul ritratto. Nei suoi progetti personali lavora con il tema del patrimonio culturale, della gioventù e della società. E' pubblicata alla Politikens Publishing House, Berlingske, Jyllands Posten. Ha svolto incarichi per la Croce Rossa, Visit Groenlandia, Visit Færøerne, Georg Jensen, Sticks & Suhis, Snow Peak, Det Kongelig Teater, la rivista RUM, Assemble Papers Australia e altri. È la fondatrice del dipartimento di fotografia di Turning Tables Denmark, dove tiene workshop con giovani emarginati www.turningtables.dk. Nel campo dell'educazione fotografica ha frequentato nel 2010 FATAMORGANA - La scuola danese di arte fotografica.


Martin Thaulow
Home is where your heart is

Fotografo incaricato da Copenhagen Photo Festival

Home is where your heart is risponde al dibattito culturale e politico all'interno dell'UE sulla perdita dell’identità, sull’immigrazione, sulle domande che pongono i flussi migratori nelle popolazioni autoctone, di come i nuovi arrivati condizionano i cambiamenti di comportamento, di percezione della realtà.
Allo stesso tempo mette in discussione la nostra comprensione e il significato del termine "casa" e attira l'attenzione sulla situazione negli angoli lontani dell'UE..
Le immagini sono state scattate in Danimarca, Bulgaria e Grecia.

Martin Thaulow (1978) è un fotografo e artista danese. Collabora con artisti di diverse discipline quali la musica, performance e arti visive, con i quali ha creato installazioni, scenografie, immagini per concerti, video musicali e mostre. Il suo lavoro è stato presentato in Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Inghilterra, Francia e Spagna. Dall'agosto 2014 Martin Thaulow ha ritratto e documentato la vita dei rifugiati attraverso numerosi viaggi in Svezia, Finlandia, Lettonia, Germania, Francia, Bulgaria, Grecia, Turchia e Libano, ricerca fotografica tutt’ora in corso. Martin Thaulow è membro dell'Unione danese dei giornalisti e lavora come fotoreporter per i media, l’editoria, le ONG e organizzazioni come Amnesty, The Danish Refugee Council e Croce Rossa. Il suo lavoro è stato pubblicato su media come Vice Denmark, Politiken, Jyllands Posten, Kristeligt Dagblad e ATLAS Magazine. È CEO, co-fondatore e proprietario di Good people, uno studio creativo di comunicazione visiva. È il fondatore HyperTown.net, fmfotos.dk, RefugeePhotos.com del progetto no profit / media Refugee.Today.



Filippo Venturi
Sword of Damocles
Fotografo incaricato dal Comune di Savignano sul Rubicone - residenza a Copenhagen, giugno 2019
L'identità e il senso di appartenenza di una popolazione sono stati a lungo influenzati dalla politica che opera e governa in quel paese. La storia ci ha insegnato che i confini entro i quali gli individui percepiscono sé stessi, riconoscono il proprio gruppo e moderano le loro azioni si estenderanno e si contrarranno periodicamente in risposta a cambiamenti sociali, crisi finanziarie, fenomeni antropologici e ideali politici. Nel mezzo di questo continuo effetto, i movimenti populisti e i partiti politici più estremisti catturano le paure e le insicurezze della popolazione, minimizzando le soluzioni, incolpando un nemico diverso per ogni problema, erodendo gli strumenti della democrazia e inneggiando all'identità e al senso di appartenenza che è stato ridotto al livello più rudimentale. Se favorito nel tempo, questo processo può diventare irreversibile.
Il 7 maggio 2019, il primo ministro danese Lars Løkke Rasmussen ha annunciato che il 5 giugno si sarebbero tenute le nuove elezioni, nel giorno in cui il paese celebra l'anniversario della costituzione danese (nel 1849, quando il paese passò dall'essere una monarchia assoluta a una monarchia costituzionale). In Danimarca, come nel resto d'Europa, movimenti e partiti politici di estrema destra stanno rapidamente guadagnando terreno. Nei casi in cui questi partiti non sono ancora in grado di assumere il ruolo di leader politico del paese, esercitano la loro influenza dall'interno dei governi di coalizione, facendo degenerare l'opposizione e perdendo di vista i loro valori fondamentali, poiché anche loro sono indotti a cavalcare il popolo paure e narcisismo, chiudendo i confini sia materiali che immateriali.

Filippo Venturi
Untold

Fotografo incaricato dal Comune di Savignano sul Rubicone - residenza a Savignano sul Rubicone, settembre 2019
Untold [aggettivo], non raccontato, inimmaginabile, indicibile, non conteggiabile, innumerabile
Il fenomeno migratorio in Italia, e non solo, viene spesso raccontato al maschile, attraverso immagini, notizie e storie che trascurano le donne, facendo sì che le loro storie, i loro drammi e le difficoltà che hanno vissuto e stanno ancora vivendo rimangano celate e inascoltate. Le donne migranti, oltre al lungo e tortuoso viaggio, che può prevedere l'attraversamento del deserto, delle montagne o del Mar Mediterraneo, a seconda della regione di provenienza, rischiano di subire abusi e sfruttamenti, compreso quello sessuale (che spesso avviene in modo subdolo, partendo come una proposta di aiuto per poi rivelarsi un ricatto da parte di una organizzazione criminale, con minacce dirette o rivolte ai parenti rimasti nei paesi d'origine o con riti juju legati alla stregoneria). Questi traumi lasceranno in loro tracce e segni per il resto della vita: a livello fisico, psicologico e in alcuni casi anche attraverso il concepimento di figli nati a seguito di stupri o dell'esercizio della prostituzione. Il reportage di Filippo Venturi sulle donne immigrate si è sviluppato all’interno di alcuni centri di accoglienza destinati a ragazze e donne richiedenti asilo nell'Unione dei Comuni Rubicone e Mare e in aree non divulgabili per motivi di sicurezza.

Filippo Venturi (nato a Cesena nel 1980) è un fotografo documentarista italiano. Le sue opere sono state pubblicate su diversi giornali e riviste come The Washington Post, Newsweek, Financial Times, Vanity Fair, Der Spiegel, Die Zeit, Das Magazin, Internazionale, La Stampa, Geo, Marie Claire, Gente, D di Repubblica, Io Donna del Corriere della Sera. Produce progetti personali riguardanti l'identità e la condizione umana, concentrandosi in particolare sulle conseguenze del rapido progresso tecnologico in alcune parti del mondo. Negli ultimi anni è stato impegnato in un progetto nella penisola coreana, ricevendo il premio Sony World Photography, il premio LensCulture Emerging Talent, il premio Il Reportage, il premio Voglino e il Portfolio Italia - Grand Prix Hasselblad. Le sue opere sono state esposte in Italia e all'estero in spazi espositivi. Insegna fotogiornalismo e fotografia documentaria in Italia e all'estero.